
domenica 19 dicembre 2010
Lo Statista Fini vuole sfasciare anche la Giunta Regionale Abruzzese

lunedì 20 settembre 2010
CDR da utilizzare presso il Cementificio di Scafa: non lasciamo solo il Dott. D'Ercole

domenica 5 settembre 2010
AUTOVELOX: NON SI PUO’ AVERE LA BOTTE PIENA E LA MOGLIE UBRIACA!

Abbiamo tutti insieme rabbrividito a vedere mamme investite con il passeggino sulle strisce pedonali, Carabinieri investiti ai posti di controllo, operatori stradali falciati dai tir, ciclisti investiti alle spalle e lasciati morire agonizzanti sul ciglio della strada, motociclisti disarcionati dalle loro moto, etc. Per non parlare delle ormai famose stragi del sabato sera, in cui la media di 3/4 ventenni a settimana muoiono a causa dell’alta velocità e dell’uso/abuso di alcool e sostanze stupefacenti.
Purtroppo, noi Italici, soffriamo della sindrome della doppia personalità: se da una parte proviamo sentimenti di odio e riprovevolezza quando ascoltiamo dell’ultimo pirata della strada che ammazza l’ignaro padre di famiglia che si reca a lavoro (forse perché in quel momento ci immedesimiamo con la vittima e realizziamo che nessuno è immune dal pericolo), per contro proviamo il medesimo sentimento di odio nei confronti di ogni strumento di controllo e repressione alle infrazioni del codice della strada.
Uno degli strumenti più odiati e che più assurge agli onori delle cronache è sicuramente l’autovelox. Questa apparecchiatura “infernale” usata per controllare i potenziali Schumacher al volante e per elevare nei loro confronti sanzioni esemplari (sino al ritiro della patente) è visto con sospetto da tutti, perché ritenuto mezzo per fare cassa da parte dello Stato, delle Provincie e dei Comuni e non un deterrente alle infrazioni.
Otto automobilisti su dieci, incontrando la segnaletica (ormai vistosissima) che preannuncia un autovelox, ha nell’ordine i seguenti pensieri che gli passano per la testa: “fammi rallentare che ci starà qualche figlio di…..”, oppure “si sono rimessi quei ladri del comune per alleggerirmi il portafogli”, oppure “stavolta scendo e lo prendo a calci quel parassita di vigile…” e così andando.
Nessuno pensa mai però che, dall’esperienza autovelox sulle strada statali, vi è stata nelle ore diurne un abbassamento dell’incidentalità di circa il 50 % e che vi sono stati numerosissimi ritiri di patente.
Ora cari amici, dobbiamo decidere, delle due l’una: non si può deprecare chi usa la strada per commettere veri e propri omicidi e ritenere i controlli (che comportano ovviamente sanzioni) un latrocinio autorizzato, altrimenti finiamo per giustificare i primi e non penso che tutti noi vogliamo questo.
Vieppiù che dopo aver ricevuto in notifica il verbale, il secondo passaggio è il ricorso al Giudice di Pace territorialmente competente, il quale, male che va, non addebita le spese. Ma qualora ciò avvenisse, la colpa non è mai dell’utente della strada che è consapevole di aver sbagliato e nonostante tutto chiede giustizia (a suo modo di vedere), se poi il Giudice lo condanna anche alle spese, apriti cielo! Siamo alla congiura ed allo Stato di Polizia.
Sono il primo ad ammettere che qualche volta, sempre per fretta, esagero con l’acceleratore! Capita a tutti a causa dei ritmi e degli impegni della società moderna. Qualora però dovessi incappare in un autovelox, mi renderei conto che quel controllo in cui sono mio malgrado capitato, che mi costerà due giorni di lavoro (sic!), forse sarà utile per educarne altri dieci come me e magari per ritirare la patente a qualcun altro che potenzialmente potrebbe con la sua guida dissennata uccidere un mio amico o un mio caro.
Allora, alla luce di ciò, forse ben vengano tutti i controlli e tutte le sicurezza offerte dalla tecnologia ed un buon lavoro alle forze dell’ordine, che anche se non ne abbiamo una percezione immediata, lavorano per la sicurezza stradale di tutti noi.
Buona Vita a tutti.
sabato 31 luglio 2010
La Provincia di Pescara tiene Testa al Governo: molto bene Guerino, avanti così!

Cari Amici del Pensatoio di Wiliam, finalmente uno sprazzo di vitalità politica in questa calda estate pescarese!
Una bellissima notizia foriera di qualche sollievo per lo nostre tasche, che proviene dalla Provincia di Pescara che ha fatto qualcosa di molto buono per tutti noi cittadini della Valle e soprattutto utenti della strada.
Come sappiamo, un odioso balzello imposto dal Governo Berlusconi manu ministri, prevede che, a far data dal 1° luglio 2010, chi utilizza "l’Autostrada dei Due Parchi" uscendo al casello di Brecciarola-Chieti o Pescara Ovest, utilizzando o meno l’asse attrezzato Chieti –Pescara, è tenuto al versamento della gabella di 1 € (o 2 €per i mezzi pesanti), più gli aumenti scandalosi del pedaggio, già previsti dalla società che gestisce questo tratto autostradale.
Orbene, non sicuramente per merito ma certo non per demerito del mio articolo sull’argomento del 29 giugno u.s., il bravo ed attivo Presidente della Provincia Guerino Testa è insorto contro questa scandalosa gabella che avrebbe rappresentato un salasso per tutti noi che, ogni giorno, utilizziamo l’autostrada, ed ha vinto il primo match contro il Governo. Infatti il TAR del Lazio, intravedendo nei motivi di ricorso il così detto fumus bonis iuris - ovverosia il Giudice, valutati sommariamente i motivi del ricorso, ha intravisto in questi la possibilità che il diritto vantato esista in concreto -, ha sospeso gli effetti del decreto (quindi gli aumenti ed il pedaggio aggiuntivo) in attesa di entrare nel merito ed emettere la sentenza di primo grado.
Fra i motivi di ovvia censura, c’era anche il fatto che chi, come il sottoscritto, prende l’autostrada a Scafa e si ferma a Chieti, non ha motivo di pagare un pedaggio per una percorrenza che non effettua (Chieti-Pescara).
Chiaramente l’ANAS si difenderà dicendo che non potrà allestire un casello per ogni imbocco/sbocco dell’asse attrezzato a motivo del fatto che ciò diverrebbe antieconomico per la società.
Allora, atteso che la telenovela del pedaggio sull’asse attrezzato è appena all’inizio, la mia domanda è: atteso che pagare l'utilizzo dell'asse attrezzato all'uscita dall’autostrada è sin troppo chiaramente un’ingiustizia e visto che mettere i caselli è troppo costoso per l’ANAS, ma continuare come abbiam fatto da trent’anni a questa parte no?
Buona vita a Tutti.
martedì 29 giugno 2010
ASSE ATTREZZATO A PAGAMENTO DAL 1° LUGLIO: E’ proprio inevitabile?

A quanto pare, ci siamo proprio. Dopo affermazioni, smentite e controsmentite che si sono succedute nelle ultime settimane, lo sciagurato balzello è ormai inevitabile.
Dal 1º luglio, infatti, l'asse attrezzato Pescara-Chieti sarà a pagamento, ma solo per chi proviene dall'autostrada o per chi vi si immette… o così dicono!
Un ulteriore balzello che servirà (non si sa a chi o meglio si sa, all’ANAS) per far cassa e magari per lasciare le nostre arterie stradali, soprattutto quelle secondarie, degne di un Paese del Quarto Mondo.
Senza far troppe polemiche, i problemi che voglio analizzare con Voi, cari amici del Pensatoio, sono molteplici. E vi chiedo altresì di commentare questo post al fine di condividere un po’ di idee che potrebbero essere utili anche a chi ha la responsabilità del governo del territorio ma che, a quanto pare, in questo momento, è preso da altro.
1° problema) la scure dei balzelli locali che si riverberano direttamente sui cittadini e, cosa ancor più grave, sui fruitori dei servizi di primissima necessità (la circolazione stradale è appunto uno di questi). Se a livello centrale non si smette di tagliare sul locale, continuando con lo stridente ritornello che recita “non stiamo mettendo le mani nelle tasche dei cittadini”, sicuramente il centrodestra non andrà molto lontano, atteso che dopo le parole, inevitabilmente arrivano i fatti e, com’è evidente a tutti, le tasche vengono toccate eccome!
Dimostrazione palmare di ciò è data dal fatto che dal 1° luglio, tutti i fruitori dell’asse attrezzato cominceranno a pagare il pedaggio, ma a brevissimo anche le imposte locali di ogni sorta subiranno un ritocco al rialzo, atteso che Comuni, Province e Regioni, fortemente penalizzate dalla emananda manovra correttiva, taglia le consulenze, taglia i servizi, taglia i contributi, taglia i finanziamenti, taglia gli Enti Inutili, taglia di qua e taglia di là, dopo aver tagliato il tagliabile ed anche di più, dovranno per forza aumentare le tasse locali o inventarsi nuove forme di prelievo!
2° problema) per tornare all’asse attrezzato. Si dice il pedaggio sarà dovuto solo da parte di chi si immette o entra in autostrada. A parte le difficoltà logistiche di installazione di apparati di prelievo del pedaggio, la mia domanda si potrebbe formulare più o meno così: è mai possibile che non c’è nessun governatore del territorio, a tutti i livelli di vertice, che non veda, come lo vedo io, povero amministratore locale di una piccola comunità, che se si impone il pedaggio in questo modo, la Tiburtina Valeria diverrà un inferno dantesco (uno di quelli più in basso, più vicini a Lucifero, per intenderci) e che quei già pochi che oggi utilizzano l’autostrada per percorrere il tratto che collega le municipalità della Valle alla città capoluogo, ora non la prenderanno più ed il traffico locale diverrà insostenibile (o per meglio dire una vera e propria guerra civile). Amici provate solo ad immaginare il rettilineo di contrada Brecciarola di Chieti nelle ore di punta… ho già i brividi!!!
3° problema) ma è possibile che con Provincia di Pescara, Comune di Pescara e Regione Abruzzo governate dal centrodestra, i paladini dell’asse attrezzato libero da gabelle ingiuste e opprimenti devono essere quelli dell’opposizione??? Amici del PDL, amici dell’UDC, amici di Rialzati Abruzzo etc., guardate che ancora arrivano le ferie, se ci siete battete un colpo!
4° problema) consapevole del fatto che nell’interlocuzione con il Governo centrale noi abruzzesi non abbiamo - da un pezzo - un ruolo di primissimo piano, anche perché, purtroppo, non annoveriamo più fra gli eletti dei nostri collegi, politici del calibro di Remo Gaspari o Nino Sospiri, ma quel che io dico, quanto meno una riflessione sulle conseguenze di questo balzello a livello locale si poteva aprire? e se è stata aperta (voglio sperare) noi poveri cittadini ne vorremmo conoscere i veri esiti, non i soliti fumosi proclami per guadagnare tempo in attesa che la mannaia del boia si abbatta sulle nostre teste.
5° problema) Il PD sta facendo la sua parte. In Abruzzo è all’opposizione nella maggior parte dei tavoli che contano, mentre dove ha conservato lo scettro del comando langue e soffre, quindi protestare è un ruolo che in questo momento gli calza a pennello. Benissimo, buon lavoro, anzi grazie. Ma tutte le associazioni dei consumatori, quelli pronti ad intervenire contro l’ATO, l’ACA, gli Autovelox, disposti a costituirsi parte civile in ogni processo con un minimo di rilievo mediatico… dove sono? E’ proprio in questi momenti che dovrebbero far pesare il loro ruolo, ma forse sono, come gli esponenti del PDL locale, già in ferie!
L’asse attrezzato nacque nella metà degli anni settanta, al sol fine di consentire uno sviluppo più sostenibile ed armonioso dell’area metropolitana fra Chieti e Pescara e per le migliaia di persone che la popolavano. Oggi, invece, la si vuol trasformare in un lusso per gli utenti che tenderanno, in un momento di grave contrazione dei consumi, a spostarsi ancor meno di prima e solo per attendere alle attività indispensabili (lavoro, studio, cure etc), inferendo un grave colpo all’economia di questa parte di Mondo.
A mio modo di vedere, in questo momento, l’ultima cosa di cui sentivamo la necessità.
Agli automobilisti l’ardua sentenza!
Buona vita a tutti.
sabato 5 giugno 2010
ANCORA TAGLI: FACCIAMO UNA COSA, TAGLIAMO DIRETTAMENTE I COMUNI!

Forse è giunta l’ora di aprire una riflessione che non sia ammantata della solita ipocrisia.
Giustissimo tutto: dobbiamo tagliare gli Enti inutili e le spese inutili. Siamo tutti d’accordo, io in primis!
Allora tagliamo tutti i rami secchi che non servono: Comunità Montane, Enti strumentali assolutamente di dubbia utilità, le Provincie (tutte, dalla più piccola alla più grande) con una bella legge di revisione costituzionale e, soprattutto, diamo gli enti tecnici in mano ai tecnici e non facciamoli diventare il solito strapuntino per politici senza un voto, trombati alle ultime elezioni (ASL varie, Aziende dei Trasporti varii, Enti idrici vari, e compagnia cantante!).
Sin qui un tripudio di consensi, solo che non si fa e non si sa il perché (o almeno si sa ma non si dice!).
Però, ciò detto, togliamo questa coltre di ipocrisia sugli Enti che restano.
La modifica del titolo V della Costituzione ha introdotto il principio della sussidiarietà, cioè quello in base al quale le funzioni essenziali per i cittadini debbono essere elargite dall’Ente ad essi più vicino, se non può essere meglio espletato da un Ente gerarchicamente sovraordinato . Ciò val quanto dire, per il 90% dai Comuni!
E allora, perché non la smettiamo di tagliare tutto a tutti, lasciare in piedi enti inutili, come le Comunità Montane o le Provincie e poi azzeriamo o rendiamo ridicoli i trasferimenti vitali per far sorreggere i Comuni (e soprattutto i loro servizi essenziali).
Perché continuiamo a tagliare i compensi agli Amministratori trattandoli tutti alla stessa stregua, tanto al Sindaco di Roma, tanto al Sindaco dell’ultimo Municipio Sardo?
Si perché nei piccoli Enti, gli Amministratori - tranne i casi di mala amministrazione che deve essere perseguita e punita esemplarmente - debbono essere in primis eletti, profondere il loro lavoro, il loro impegno quotidiano, il loro tempo libero per risolvere il problemi praticamente per puro volontariato, con la differenza che il volontariato, generalmente, non comporta responsabilità civili e penali!!
Io parto da un principio che sarà inviso a molti (all’inizio) ma se si segue un ragionamento logico si vedrà che così non è.
Nei piccoli Comuni (e ciò non vuol sempre dire piccoli problemi da risolvere) si continua, il 10% alla volta, a tagliare le indennità a Sindaci ed assessori che sono arrivate ad essere ridicole (io sono un vicesindaco che percepisce circa 60,00 euro al mese).
Con l’ultima sforbiciata, anche un consigliere provinciale lavoratore, arriverà a percepire, al massimo, trecento euro al mese (un Consigliere provinciale diligente che si vuole rendere utile al suo territorio, dovrebbe partecipare alle commissioni consiliari tutti i giorni, per diverse ore al giorno).
II Presidente e gli assessori delle Comunità Montane non percepiscono indennità, quindi debbono profondere impegno e professionalità (chiaramente chi ce l’ha), assumendosi responsabilità civili, penali ed amministrative che gravano sul loro incarico praticamente a gratis.
Così abbiamo tagliato i costi della politica e pian piano otterremo che siccome stiamo arrivando al ridicolo la politica la farà solo chi non hanno niente di meglio da fare o i delinquenti che la utilizzeranno per crearsi fonti di entrata poco chiare!
Ah, attenzione! Senza indennità, il politico ad honorem, si recherà presso questi consessi quando avrà tempo, a sue spese, lasciando gli Enti in mano ai dipendenti dell’Ente, che già (grazie alla legge Bassanini) se ne sentono i padroni assoluti, ma pian piano lo diverranno veramente.
Mi spiegate come in un Comune medio piccolo, si parla solo del fatto che le indennità di un Sindaco che si aggirano intorno a 1.000 euro sono una vergogna mentre che un segretario comunale (figura che deve essere per forza presente nei Comuni)percepisca, sia con la pioggia, sia col vento, sia che lavori sia che non lavori, circa 3.000 euro netti al mese più prebende varie (a carico del Comune), senza timbrare il cartellino e con 45 giorni di ferie all'anno, più malattie, cure termali, buoni pasto e permessi varii, non ne parla nessuno!
Ma secondo Voi, se si continua così, con l’ipocrisia anti casta rivolta con lo stesso tenore, sia al Sottosegretario, sia all’assessore all’urbanistica del piccolo Comune di Tal dei Tali, quale persona valevole, quale professionista di un certo livello, quale dipendente (pubblico o privato) con certe capacità, metterà le sue doti a disposizione della cittadinanza per risolvere i problemi di tutti i giorni delle persone che vivono il territorio, per organizzare iniziative utili, per creare sviluppo territoriale, con indennità che rasentano il ridicolo e non bastano neanche per la benzina???
Si vero, l’amministratore lo devi fare per passione, giusto! Sono il primo a dirlo, non lo si fa per soldi, assolutamente! Ma non è neanche possibile che si mettano a repentaglio carriere professionali ed equilibri familiari (la politica comporta l’investimento di tantissimo tempo durante tutto l’arco della settimana) per indennità che non coprono neanche i caffè per le interminabili riunioni di giunta, quando la legge prevede segretari comunali, direttori generali e dirigenti che percepiscono compensi da capogiro e se vogliono hanno anche il potere di bloccare l’azione amministrativa del fesso di turno che si immola per fare qualcosa di buono…, e se il burocrate ostracizzasse l’amministratore eroe di turno e costui lo mettesse con la scrivania nel corridoio, rischierebbe anche un’incriminazione per mobbing!
Quindi, dirò una cosa sulla quale i più saranno in disaccordo:o li tagliamo tutti gli enti locali, accorpiamoli, cancelliamoli, mettiamoli in mano ai burocrati dipendenti dello Stato (che chiaramente per farlo dovranno (loro sì) percepire emolumenti giusti ed intoccabili, oppure basta con questa ipocrisia! Chi lavora per il bene comune non deve arricchirsi, ma basta con le elemosine anticasta e con lo strozzare i piccoli Comuni per fare cassa!
P.S. alla politica Romana: non fate l’errore di ridarci le preferenze alle elezioni politiche, che poi ve lo facciamo vedere noi chi deve andare a lavorare!!!
Buona vita a tutti.
giovedì 29 aprile 2010
25 Aprile Festa della Liberazione: e se i veri fascisti fossero loro...

La ricorrenza del 25 aprile, Festa della Liberazione, si è trasformata ormai, da almeno tre lustri, in una manifestazione squadrista e violenta contro le istituzioni e contro il governo e/o le amministrazioni locali di centro destra.
In nome dell’antifascismo, si attaccano Berlusconi, i suoi uomini e possibilmente anche le sue donne, come è accaduto a Roma e a Milano, dove sono state aggredite, verbalmente ed anche fisicamente le signore che fanno parte del suo schieramento: Renata Polverini a Roma e Letizia Moratti a Milano.
Tralasciando lo squallore e l'oltraggio che tali condotte inferiscono ad una ricorrenza così importate per il nostro Paese, vorrei condividere con Voi una riflessione.
A mio modesto modo di vedere, siccome ad un ritorno al fascismo non crede (per fortuna) più nessuno perchè sarebbe impossibile, antistorico ed anche perchè, diciamocela tutta, noi italiani viviamo in uno Stato libero e moderno dove le libertà sono promosse e protette a tutti i livelli, mi viene da riflettere sul fatto che i veri fascisti siano loro. Voi mi chiederete, ma loro chi? Secondo me, i veri fascisti non sono Berlusconi, Fini, la Polverini o la Moratti o qualsiasi altro dittatore Belzebù reo di essere di centro destra o semplicemente di votarlo, bensì quei giovanissimi facinorosi che attaccatti ad un drappo rosso con su impressa una falce ed un martello, non perdono occasione per fomentare odio e violenza, ammantandosi dietro una resistenza al regime che loro non hanno neanche vissuto (e se tanto mi da tanto neanche studiato o semplicemente letto).
Toccante è stata una scena vista a Roma, in cui un anziano che la resistenza l'ha fatta veramente (non solo sentita al centro sociale), il quale con l'unico fil di voce che gli era rimasto in gola, cercava di riportare la calma e placare i facinorosi che stavano lanciando oggetti e uova sul palco intonando (o meglio stonando) la famosa canzone "Bella ciao". Quell'anziano che gridava e si disperava, cercando di dire "smettetela, è sbagliato, state sbagliando", riflette proprio il senso di una generazione che ha dato la vita per renderci liberi ed ora vede calpestare il loro sacrificio da individui che non ne capiscono neanche il significato!
Allora cari amici, io penso che costoro ed i loro (seppur sparuto) seguito siano individui da isolare e condannare con severità, atteso che il fascismo è stata e rimane una pagina tristissima della nostra storia, senza appello! ma questi atteggiamenti, seppur ammantati da una bandiera rossa, sono la vivida dimostrazione che l'odio vesto lo Stato, i conati anarchici, la violenza contro i simboli delle istituzioni, oggi non si possono declinare con l'aggettivo Fascista, ma sono sempre qualcosa che gli si avvicina molto e rappresentano, questi si, un pericolo per la nostra democrazia e per la nosta libertà.
Buona Vita a Tutti.
domenica 11 aprile 2010
La Lega Nord dilaga nei consensi anche nel centro del Paese: e se avessero ragione loro ...

Le ultime elezioni Regionali, dati alla mano, hanno sancito in maniera incontrovertibile un successo straordinario di consensi per il Partito della Lega Nord. Il Carroccio, non solo si è imposto prepotentemente nelle sue Regioni storiche (Lombardia e Veneto) ma ha contaminato in maniera determinante anche altre Regioni del nord tendenzialmente non di centrodestra come il Piemonte in cui la candidata Mercedes Bresso partiva favorita nei confronti dell’outsider Roberto Cota.
Ma il fenomeno più eclatante, sta nel fatto che anche nelle Regioni tradizionalmente più vicine alla sinistra come la Toscana, l’Umbria e le Marche, la Lega ha cominciato ad affermarsi con percentuali sino a qualche anno fa impensabili.
Quando Umberto Bossi fondò il partito che promuoveva la secessione da “Roma ladrona”, nessuno avrebbe mai potuto precoizzare che nel centro Italia, in Regioni come il nostro Abruzzo, il suo partito profondamente connotato con la parte più settentrionale del Paese, cominciasse ad avere simpatizzanti ed addirittura fieri candidati.
Nei primi anni novanta, quelli della nascita e crescita della politica leghista, ero un giovane Finanziere in quel di Como, e ho assistito interessato a qualche comizio elettorale di questo movimento che nel comasco, così come nella bassa bergamasca e nel lecchese, riusciva a radunare folle oceaniche in città così come in provincia.
Osservavo stupito l’eterogenea platea di uditori, da quelli in grisaglia impiegatizia ad agricoltori muniti di forca e cappello da vichingo, che applaudivano con vigore le colorite sortite di Umberto Bossi, contro l’Italia in mano ai burocrati romani ed ai politici meridionali che succhiavano tutte le risorse prodotte in Lombardia da vigorosi lavoratori nordisti che “ce l’avevano duro!”.
Ne è passato di tempo da allora, ed anche la Lega è cambiata molto, e devo dire si è parecchio affinata sia nella classe dirigente, sia nel lessico politico.
Ora è per la terza volta al Governo, conta nelle sue fila Ministri molto capaci ed apprezzati e da pochi giorni anche Presidenti di Regione che, ne sono intimamente persuaso, sapranno distinguersi per operosità e capacità.
In tempi in cui si parla tanto di disaffezione dei giovani alla politica, di distacco fra cittadini e palazzo, dobbiamo sicuramente ammettere che la Lega Nord è stato l’unico movimento in grado, nel mare magnum delle ipocrisie politiche che hanno preceduto il voto e che continuano ad imperversare nel nostro Paese, ad invertire la tendenza. Invero è stato l’unico movimento capace di avvicinare, grazie anche ai suoi organizzatissimi movimenti giovanili sul territorio, le persone oltre che alle urne, anche alla militanza politica attiva.
Penso di aver capito la loro formula vincente, che è tanto chiara quanto ovvia. Da amministratore locale di una piccola comunità, non mi è stato difficile capire perché la loro gente è tanto innamorata dei leghisti e li difende a spada tratta. Non è sicuramente per amore della secessione o per odio contro Roma (frasi che ormai rappresentano solo la litania quotidiana che Di Pietro e Bersani continuano a recitare, invece di intonare il requiem ai loro rispettivi partiti), ma perché i leghisti sono gli unici a fare veramente difesa, promozione e contatto reale con i loro territori e con la loro gente.
Parola come parrocchia, oratorio, sezione, piazza, sono rimasti nel lessico dei partiti italiani solo come un vecchio spot, un vecchio slogan da rispolverare alla bisogna, ma nessuno dei leaders sia del PdL, sia del PD, non li rivede da un pezzo, se non in campagna elettorale.
Invece quelli del Carroccio no! Scappano appena possono dal Palazzo, per stare in mezzo alla gente, per sentire i loro bisogni, per approntare comizi che si fanno interpreti delle aspettative, delle richieste , ma anche delle paure e delle ansie delle persone che hanno sempre più timore dell’assalto di stranieri violenti e spregiudicati.
Chiudendo per un attimo i battenti della fiera dell’ipocrisia, sempre molto affollata e ben frequentata da persone di estrazione “progressista”, diciamoci con chiarezza, una volta per tutte che il popolo leghista è xenofobo. Ma diciamoci, una volta per tutte anche il perché! Xenofobia deriva dal greco e vuol dire paura del diverso, quindi non vuol dire razzista, ed in questa accezione, per i tempi che stiamo vivendo, penso che non lo è solo chi vive nel mondo delle fiabe, visto che di stranieri violenti e spregiudicati, che non hanno nulla da perdere, è piena tutta l’Italia e solo chi non vuol vedere non vede!
Il progressismo imperante, ha portato anche ad ammettere nel nostro Paese un farmaco che consente di poter abortire ingerendo due semplicissime pillole, facendo passare il messaggio che si tratti di un farmaco sicuro ed innocuo.
Non è un caso che l’ultimo conato in difesa della vita l’abbiano avuto i neo Presidenti delle Regioni Piemonte (Cota) e Veneto (Zaia) che, anche se non possono impedire la vendita della pillola killer RU486, sono stati gli unici a sollevare quantomeno un vespaio sul suo uso assistito, aprendo una riflessione etica sulla gravità dell’aborto e sul fatto che abortire non è proprio la stessa cosa che assumere un’aspirina. Per il resto è tutto puro populismo… sono d’accordo! Però dobbiamo ammettere che gli unici ad alzare il livello di discussione sui rischi e le problematiche sul farmaco abortivo sono stati due leghisti: quindi non l’UDC (gravissimo), né peggio ancora l’area cattolica del PdL nella quale anch’io mi riconosco.
Anche i Vescovi ormai, avendo perso ogni punto di riferimento, almeno su questo argomento hanno trovato sponda in un partito che – è evidente – cerca di colmare quell’area ormai scoperta dell’elettorato cattolico praticante che trova in altri partiti solo dichiarazioni di intenti ma, quando si tratta di difendere la vita, latitano!
Allora, da questo mio breve articolo, cari amici, giungo ad una logica quanto scontata conclusione: hanno ragione loro, attualmente sono gli unici che incarnano uno stile politico che piace e che coinvolge, gli unici che non si rinchiudono nel palazzo ma stanno fra la gente ed interpretano la “pancia” del Popolo e, arrivati a questo punto, non solo quello Padano.
Spero che la mia area politica si desti dal torpore delle vittorie, quelle meritate e quelle meno, e cominci a prendere a modello il pragmatismo della Lega, in maniera tale da cominciare a dare risposte vere e concrete ai loro elettori. Staremo a vedere. Ad majora.
Buona vita a tutti.
domenica 14 marzo 2010
Sciopero del 12 marzo: forse è ora che la CGIL volti pagina.

Cari amici del Pensatoio, oggi vi consegno una riflessione che forse sarà mal digerita da qualcuno ma è un aspetto del lavoro che, di questi tempi, merita una riflessione.
Tutti, chi più, chi meno, conosciamo l’importanza del Sindacato nell’attività di tutela del lavoratore e di interfaccia fondamentale fra questo ed il datore di lavoro.
Sin qui tutto giusto e meritorio. Ognuno svolge il suo ruolo nel consorzio civile.
Certo è che stiamo vivendo un periodo molto particolare. Sono ormai mesi che leggiamo di migliaia di posti di lavoro persi, di aziende fallite, di fabbriche nazionali che chiudono e delocalizzano nell’est Europa od in nord Africa. Lì il Sindacato è ingessato, impotente (non voglio dire connivente!), dialoga ma unilateralmente, urla ma l’eco è impercettibile. Frattanto, dopo lunghi periodi di Cassa Integrazione Guadagni si chiude e chi s’è visto s’è visto.
Rimostrare contro la modifica dell’art. 18 che vorrebbe passare la competenza su determinate vertenze di lavoro all’arbitrato (anche se lì si giuoca sulla disinformazione, in quanto il sistema dell’arbitrato non vuol dire assolutamente mancanza di regole e norme giuridiche ma semplicemente emanare un lodo arbitrale in luogo di una sentenza, egualmente rispettoso della legge, magari in tempi certi con minor dispendio di risorse da parte di entrambi i contendenti, cioè datore di lavoro da una parte e sindacato-lavoratore dall’altra), è perfettamente comprensibile, ma organizzare uno sciopero generale, contro il “Governo cieco dittatore”, bloccando mezza pubblica amministrazione con lo slogan “meno tasse, più reddito”, di questi tempi, beh, perdonatemi, ma penso che questa sia solo vecchia politica.
Facendo io parte di quell’esercito di persone che domattina non ha il pensiero di essere chiamato dal capo ufficio ed essere messo in mobilità od addirittura licenziato (per non parlare di quelli che lavorano per mesi senza stipendio e poi percorrono la stessa china), ritengo che in questi tempi di magra, il dipendente pubblico debba avere maggiore rispetto ed indulgenza nei confronti dello Stato che, ad ogni livello, gli da uno stipendio sicuro ogni mese. Per non parlare poi delle prebende varie quali straordinari (molti o pochi a seconda del livello ricoperto e dall’amministrazione di appartenenza), premi, incentivi, etc. etc., cosa che non accade più nella maggior parte del settore privato a motivo della negativa congiuntura economica.
Qui mi voglio soffermare sul fatto che in Italia le cose vanno male, ma comunque né meglio né peggio che nel resto del Mondo, non per colpa del Governo Berlusconi (soprattutto a ridosso delle tornate elettorali visto come causa di ogni male), ma a causa di una crisi mondiale che viene da molto lontano, in cui i governi statali del globo hanno avuto la colpa di essere stati miopi e troppo ottimisti, questo sì!
Allora il mio disappunto nasce dal fatto che la CGIL, invece di concentrare tutte le sue professionalità, idee, competenze giuridico-economiche ed il suo indiscusso consenso fra i lavoratori, sull’obiettivo di avanzare proposte costruttive (sostenibili possibilmente) al fine di trovare ogni formula utile per rendere sostenibile il reddito dei lavoratori dipendenti del comparto privato (che lo stanno perdendo!), organizzano un maxi sciopero per urlare un po’ contro il governo, mentre gli scioperanti urlanti, proprio in quel momento, il lavoro lo stanno perdendo, con o senza arbitrato!
Non mi pare di dire cose antisindacali visto che la CISL, la UIL, l’UGL, e le altre sigle minori non hanno aderito, e magari, con declinazioni diverse la pensano in maniera simile alla mia.
Allora la domanda è: atteso che il ruolo di costoro si sta riducendo soltanto a lottare contro il Governo (guarda caso alzando al massimo i toni alla vigilia di una tornata elettorale importantissima) non è forse meglio, al posto di organizzare scioperi con grandi bandiere sventolanti al sol fine di far propaganda politica, non aprire una grande riflessione sul fatto che per tutelare i diritti del lavoratore, bisogna, nel rispetto di chi è più esposto, cercare di fare l’impossibile per mantenere livelli occupazionali?
Non è meglio, invece che scioperare (attenzione lo sciopero generale produce, fra le altre cose, un grave danno al P.I.L.), anche se limitatamente a questo periodo nero, sospendere l’esercizio di qualche diritto, magari anche rinunciando a qualche rinnovo contrattuale, ma continuare a lavorare, invece che andare in piazza e correre il rischio di perderli tutti i diritti, insieme con il lavoro?
Buona vita a tutti.
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giovedì 18 febbraio 2010
SEGRETERIA PARTITO DEMOCRATICO ULTIMO ATTO: LA FARSA SI E’ COMPIUTA.

Con l’ultimo estremo accordo di palazzo, nel quale è stato determinante l’intervento del Big dei big Franco Marini, si è concluso l’ultimo atto della farsa messa in scena dal Partito Democratico pescarese per l’elezione del suo segretario Provinciale. Illusi e presi in giro i 15.000 elettori (il cosiddetto popolo delle primarie) che il 17 gennaio scorso si sono recati a votare il loro segretario ed oggi si ritrovano una pizza che è quella scotta di sempre: il segretario non è stato scelto con lo strumento del ballottaggio – previsto dallo statuto nel caso che nessuno dei candidati superasse il 50% dei consensi – ma con una pastetta che vede impalmato il più votato (Antonio Castricone) ed il secondo degli eletti, ad una manciata di voti (Antonio Di Marco), sarà “segretario aggiunto” (figura che forse esiste nello statuto della CISL ma sicuramente non in quello del Partito Democratico!).
Per evitare l’inevitabile, cioè un “bagno di sangue” fra i delegati, che con ogni probabilità avrebbero sostenuto, anche se con minimi margini, Antonio Di Marco, creando una lacerazione insanabile nel Partito Democratico Pescarese e provocando significative fuoriuscite di protesta da parte di molti, si è scelto di inventarsi una carica inesistente nel nome della condivisione del programma e del bene dei cittadini… ma quando mai!
La verità è, ancora una volta, che le primarie sono una bufala e funzionano solo quando utilizzate per impalmare il più forte, dandogli la possibilità di disintegrare delle teste di legno messe lì solo per essere massacrate. Per contro, quando si confrontano veri candidati, il partito si spacca e si sfalda, escono fuori le storiche diversità (i democristiani sono un’altra cosa rispetto ai compagni!), e i vertici sono costretti ad inventarsi le cariche per sottoscrivere delle tregue tanto finte quanto instabili. Sì finte. Perché vi sarà nel PD del pescarese una tregua sino alla prossima decisione importante per il Partito, dove all’improvviso ballugineranno da sotto i tavoli delle trattative le lunghe lame dei coltelli, ringuainati momentaneamente per amor di Franco!
E’ altrettanto vero che per un partito che si logora lentamente, carente di leadership ed orfano dei suoi Patron, non ce n’è un altro in grado di colmare questo vuoto, atteso che il PdL, macchina da guerra a livello governativo, nel pescarese, tranne qualche eccellenza nelle città capoluogo, conta in provincia solo un esponente di profilo adeguato (il Sindaco D’Ottavio) e non dimentichiamoci che non v’è nessun candidato eletto né in Provincia, né in Regione. Praticamente il PdL in Val Pescara non figura nei diversi livelli di governo del territorio.
Da ciò la triste conclusione: loro litigano e si stanno cannibalizzando a vicenda, ma noi non siamo in grado di sostituirci a loro con una classe all’altezza… non so cosa sia più triste!
Buona vita a tutti.
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sabato 6 febbraio 2010
Dopo l’arroganza e la violenza dei fondamentalisti islamici ora anche l'Unione degli Atei e degli Agnostici. Adesso basta!

Lo scorso 2 febbraio, l'Unione degli Atei e degli Agnostici (della quale i più, compreso il sottoscritto, riuscivano ad assopirsi anche sconoscendone l’esistenza) ha preparato questi ignobili manifesti da far attaccare in giro per la città di Pescara.
L’oggetto della loro inutile, gratuita e ingiuriosa protesta si rivolge contro il crocifisso, espressione della religione cristiana nelle sue diverse confessioni nonché indiscusso simbolo delle nostre origini giudaico cristiane.
L’intenzione di questi individui era quella di tappezzare le scuole e la città, ma il Comune di Pescara non ne ha permesso l’affissione.
Costoro, non hanno mandato giù un diniego salutato come un affronto alle libertà fondamentali e, non paghi, hanno indetto per stamane un sit in di protesta in P.zza Italia a Pescara, per protestare contro l’ingiustificata censura di cui sono stati – a loro avviso - vittime.
Vorrei aprire una riflessione con Voi, cari amici del Pensatoio di Wiliam, sostituendomi - come fu costretta a fare una delle più grandi pensatrici del nostro tempo, Oriana Fallaci - all’inspiegabile atteggiamento silente dei vertici ecclesiastici che, a mio avviso, tollerano con eccessiva indulgenza, le intemerate di tutti coloro intravedono nel crocefisso un nemico da annientare.
Orbene, da cattolico praticante, democratico e convinto liberale, ritengo che le libertà dell’individuo incontrino un invalicabile limite nelle libertà degli altri e, del pari, nel rispetto ossequioso delle idee del prossimo.
Detto ciò, io sono cristiano e cattolico, rispetto chi non lo è perché ha un altro credo diverso dal mio o perché non crede in nulla (non c’è assolutamente niente di male). Questa è la famosa tolleranza di cui oggi tanto si parla e di cui noi Cristiani siamo indiscussi portabandiera.
Cosa diversa però sono gli atteggiamenti oltraggiosi di chi, credendo in cose diverse dalle mie, tende ad impormi con violente manifestazioni di pensiero che rasentano la blasfemia le sue idee, confidando nella notoria tolleranza dei seguaci di Gesù che sono costretti a subire, in gran parte del globo, le vessazioni di seguaci di confessioni che non contano il vocabolo tolleranza nel loro dizionario (o meglio di fondamentalisti che diffondono un verbo diverso da quello genuino della loro confessione, per guidare le folle verso atteggiamenti intolleranti e di inaudita ferocia persecutoria).
In Abruzzo abbiamo subito supinamente le prepotenze di quel gentiluomo chiamato Adel Smith, il musulmano di Ofena, le cui gesta non sono qui a rieditare (tanto le abbiamo odiate – nel silenzio – tutti noi!). Dopo le dichiarazioni colorite di questo rumoroso ospite (che chissà perché, tanto grande è il Mondo, si è stabilito proprio in Abruzzo), al quale la Chiesa abruzzese e romana a risposto sin troppo timidamente, tanto che costui, a corrente alternata, balugina ancora sui nostri mezzi di informazione con dichiarazioni ed azioni sempre più intolleranti, ora è la volta dell’Unione degli Atei ed Agnostici e Razionalisti.
A costoro dico: visto che tanto parlate di libertà, di Costituzione, di violenza e di un’altra serie di cose di cui forse avete una conoscenza opacizzata, mi prendo la libertà io di porvi una domanda: Vi risulta che noi cattolici andiamo in giro ad affiggere manifesti offensivi verso i non credenti? Vi risulta che organizziamo sit in contro gli agnostici per sensibilizzarli a convertirsi alla nostra religione o a promuovere campagne denigratorie dicendo che il non credente non esiste e che comunque non abbiamo bisogno di lui? A me non risulta, correggetemi se sono caduto in errore!
Allora, siccome la Vostra libertà finisce dove inizia la nostra, fateci una cortesia, non sbandierate diritti e libertà per portare offensive a chi, come al solito, seguendo l’insegnamento di Gesù Cristo, è sempre lì pronto a porgere l’altra guancia, perché se non lo sapete, Vi confido un segreto: grazie a quelli come Voi, le guance le abbiamo finite!
Buona vita a tutti.
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domenica 24 gennaio 2010



DI MARCO VS CASTRICONE: QUANDO LE PRIMARIE FANNO MALE AL PD
Constatiamo in questi giorni che le più autorevoli redazioni hanno inondato di fiumi di inchiostro le pagine dei quotidiani locali, per informarci della querelle sulle elezioni primarie del PD, tenutesi domenica 17 gennaio, finalizzate ad eleggere il nuovo segretario provinciale del partito erede delle spoglie dell'ex partito della Margherita e dell’ex Partito Democratico.
Come da pronostico, le elezioni hanno sentenziato un risultato di sostanziale parità fra i due pesi massimi del partito, cioè Antonio Di Marco ed Antonio Castricone, due giovani promesse della politica abruzzese di cui ho il piacere di coltivare amicizia personale e le cui doti amministrative non sono messe in discussione.
Certo, lo scarto di una manciata di delegati fra i due, sta ponendo in forte imbarazzo sia i vertici abruzzesi sia quelli romani che, probabilmente a causa di uno statuto sin troppo aleatorio sull’argomento, non sanno come districare questa complicata matassa.
Sia che si voglia risolvere il problema con un’assemblea dei delegati (soluzione che darebbe ragione ad Antonio Di Marco), sia che si voglia tenere buoni i risultati del primo turno (in questo caso l’avrebbe vinta Castricone), questo esercizio di democrazia tutto di sinistra, produrrà, senza dubbio, una profondissima lacerazione nel partito che mai come in questo momento dovrebbe puntare a rimettere insieme i cocci prodotti dalle batoste elettorali subite quasi ovunque.
Da quanto leggo, i giganti del PD Regionale del Pescarese, ovvero i miei amici Luciano D’Alfonso e Donato Di Matteo, unitamente all’altro pezzo da novanta Ezio Di Cristofaro, si guardano bene dall’esporsi mediaticamente nella vicenda, atteso che, come vada vada, tutti o quasi usciranno politicamente vulnerati da questa vicenda.
Deduco da ciò che il tanto sbandierato utilizzo dello strumento americaneggiante delle primarie, funziona esclusivamente quando bisogna impalmare il solito leader indiscusso che viene messo a confronto con una testa di legno, quest'ultima messa lì in competizione con l’unico compito di consacrare il solito vincitore già conosciuto dall’inizio (vedi esperienza Veltroni).
Per contro, quando si confrontano veri candidati, oltre che ai soliti livori prodotti dalla competizione elettorale (cosa normalissima e oserei dire democratica) , ciò tende a produrre spaccature, fuoriuscite precoci dal partito, creazione di correnti riottose se non addirittura drastici cambi di direzione politica da parte di molti “Re rimasti senza Regno”.
D’altro canto, anche se non si può sostenere che nel PdL Pescarese tutto vada benissimo, quanto meno la scelta del migliore (o presunto tale) avviene senza spargimenti di sangue, forsanche perché, ad oggi, non si detiene ancora ha una classe dirigente consolidata sul territorio, certo è che i livori e le guerre interne sono molto meno accentuate.
Auguro al segretario Regionale del Partito Paolucci, che domani si recherà a Roma per risolvere “il sinistro problema“, di essere corroborato al meglio nella scelta dai suoi vertici capitolini, sicuramente però costoro non potranno sollevarlo dall’inevitabile, cioè una enorme emorragia di consenso nel PD pescarese e probabilmente anche qualche illustre fuoriuscita.
Buona vita a tutti.
giovedì 14 gennaio 2010


CASO DI MATTIA ALLA PROVINCIA DI PESCARA: NON SI PUO’ ESSERE BRAVI IN TUTTO!
Ho seguito con attenzione la querelle sulle regalie natalizie e sui rimborsi spesa alla Provincia di Pescara e la tempesta in un bicchier d’acqua procurata dal dott. Attilio Di Mattia, consigliere Provinciale eletto nelle fila dell’Italia dei Valori.
Non posso aimè vantare il privilegio della conoscenza personale del dott. Di Mattia ma so che sicuramente è un giovane uomo straordinario, con vasta cultura e competenza professionale e con un curriculum da fare invidia.
Nulla questio quindi sulla profilo personale e professionale, da cui c’è solo da prendere esempio, io per primo, ma la politica, purtroppo, è un'altra cosa!
Mi struggo al pensiero di come una persona così colta, dotata ed intellettualmente aperta possa soffrire in maniera così marcata dell’imprimatur ipocrita caratteristico della linea politica monotematica dell’Italia dei Valori.
La sterile quanto appiccicosa polemica sui rimborsi spesa (previsti dal TUEL e dai regolamenti) o sui regali natalizi donati alla Giunta da Guerino Testa od ai Sindaci della Val Pescara da parte del Presidente del Consigli Giorgio De Luca (attingendo dai fondi di bilancio all’uopo predisposti) dimostra quanto purtroppo vuota sia l’azione politica dell’Italia dei Valori in Provincia.
Per colpa (o per dolo) di un certo modo di far politica che instilla, giorno dopo giorno, nell’animo dei cittadini italiani, gocce di cianuro, al sol fine di metterli contro ogni tipo di consesso elettivo ad ogni livello, in Italia la politica sta morendo.
Prescindendo sull’opportunità dei pensieri natalizi, tradizione discutibile ma sicuramente lecita e perpetrata dall’epoca ante unità d’Italia, l’idea che donne e uomini che si impegnano in politica non debbano percepire i rimborsi spesa per i loro spostamenti o i gettoni di presenza quando presenziano alle assise in commissione consiliare e lo debbano fare completamente gratis è pura demagogia se non distillato di populismo.
Ritengo utile cingere idealmente la mano del dott. Di Mattia (che non ho il piacere di conoscere, ma spero molto presto di avere il privilegio di avere la sua conoscenza diretta e forse anche la sua amicizia) ed accompagnarlo sul sentiero della politica locale, forse a lui sconosciuto.
Invero, dalle posizioni prese, è desumibile ch’egli ritenga che la politica sul territorio si possa fare dall’estero, tornando a Pescara una volta o due al mese, semplicemente inviando un articolo al quotidiano “Il Centro d’Abruzzo” e facendo scoppiare una gazzarra mediatica tediosa e senza alcun senso.
Ciò mi può stare anche bene, atteso che il partito dell’Idv non è nuova a queste polemiche vuote e demagogiche, ma a lui dico che seppur stimato professionista nel mondo del lavoro, la politica va fatta sul posto, fra la gente, porta a porta, nel caseggiato, anche e soprattutto segnalando “i tombini rotti”, (benché, come dichiarato al quotidiano "Il Centro d'Abruzzo", ci sono già sin troppi consiglieri che lo fanno).
E' necessaria la presenza sul territorio, ascolto continuo dei cittadini, impegno giornaliero con e per la gente: questo è il compito di chi fa, ai diversi livelli, l’amministratore.
La nobiltà della politica sarebbe irrimediabilmente offesa e compromessa se si pensasse di poterla fare via Web o via Fax, da migliaia di chilometri di distanza.
Sicuramente il partito che ha candidato il dott. Di Mattia si è giovato del suo alto profilo personale, ma chi lo ha votato non ha, di fatto, rappresentanti sul territorio, l’Idv praticamente non ha in Attilio né un orecchio per farsi ascoltare né una voce per farsi sentire.
Per onorare il mandato conferito dagli elettori, non è sufficiente presenziare ad un Consiglio Provinciale al mese, prescindendo da chi rimborsa i viaggi da e per Vienna, discussione che lascio ai perditempo!
Il collegio di Montesilvano ha eletto una persona che, di fatto, non può partecipare ed apportare il suo prezioso contributo nelle commissioni consiliari ed a nulla valga il fatto che magari qualcuno le possa considerare inutili (chi le riteneva inutili non doveva candidarsi lasciando spazio a chi non le considerava tali).
Inoltre i vaticinii sull’istituzione di sedute consiliari via Web rischiano di offendere l’intelligenza dei cittadini: sin dai tempi di Marco Tullio Cicerone, nelle assemblee pubbliche è giuridicamente necessaria ed indefettibile la presenza fisica del membro dell’assise, specialmente quando si celebrano i consigli o riunioni in commissioni legalmente istituite. Non rovesciamo il Mondo, per favore! Come dire ai Parlamentari, non viaggiate più da tutta Italia per andare a Montecitorio o a Palazzo Madama, risparmiamo i soldi, questi palazzi potrebbero diventare musei, visto che tutto può esser fatto davanti ad un monitor!!!
La videoconferenza è strumento utilissimo ed efficace ma, in altre sedi e per altri scopi, non per la politica, perché l’eletto deve essere presente insieme con tutti gli altri colleghi per onorare il suo mandato, tutti i giorni che vanno dall’elezione alla carica sino allo spirare della consiliatura.
Ergo mi concedo di dispensare un consiglio al dott. Di Mattia: se vuole fare il consigliere provinciale, rinunci al suo lavoro e scenda in trincea così come fanno tutti gli altri amministratori locali e non si limiti a biasimare le condotte di chi, con la sua presenza, sta onorando il mandato conferito dai cittadini. Fatto ciò, allora sì potrà dare dimostrazione di coerenza aprendo una battaglia affinché la politica venga fatta gratis ed a spese degli eletti, che poi, per vivere, venderanno i loro gemelli d’argento con il logo della Provincia, cominceranno a recarsi alle commissioni con l’autostop ed fare un po’ di sano digiuno 365 giorni all’anno, cosicché l’Idv potrà finalmente arrogarsi il merito di aver estirpato il “magna magna” dalla politica Italiana.
Buona vita a tutti.
venerdì 8 gennaio 2010

Caso Teodoro al Comune di Pescara: e se prestassimo maggiore attenzione nel comporre le liste?
Le vicenda delle dimissioni dell’Assessore Gianni Teodoro dalla giunta comunale guidata dal bravo Sindaco Luigi Arbore Mascia, oltre che a stimolarci un senso di ripulsa, dovrebbero a mio avviso indurci ad una profonda riflessione.
Nei tempi difficili in cui viviamo, il ruolo delle amministrazioni locali, quale stimolo insostituibile alla ripresa economica, è quanto mai centrale.
Il sol pensare che un manipolo di uomini, eletto in una lista civica all’interno di uno schieramento politico che oggi è maggioranza in Municipio, sta artatamente provocando continue fibrillazioni in consiglio comunale ed addirittura che un’assessore ha rimesso le sue deleghe a motivo del fatto che il Sindaco (che ricordiamo è l’unico responsabile delle nomine dirigenziali) non ha supinamente obbedito al dictat sul nome di un dirigente da nominare, ci deve fare interrogare profondamente.
Ma viepiù. Lo stesso assessore dimissionario dal Comune, presenta circa duecento emendamenti alla seduta per l’approvazione del bilancio di previsione della Provincia di Pescara, salvo poi ritirarli dopo aver ottenuto maggiori risorse nei settori dell’ambiente, della cultura e dell’urbanistica. Nulla quaestio sui modi, d’altra parte la minoranza utilizza tutti gli strumenti a disposizione per far accogliere le proprie istanze! Ma no, sogno o son desto, il consigliere provinciale di cui parliamo fa parte della maggioranza, non sta all’opposizione!!! Allora scusate ma forse o sono io a non aver capito nulla o veramente c’è qualcosa che non va.
Dunque mi chiedo, non da amministratore locale, ma da cittadino: la colpa di tutto questo di chi è? Del consigliere che osteggia la sua stessa maggioranza in ogni consesso dove gli hanno dato la possibilità di essere assiso oppure, più a monte, di chi lo ha messo in lista alle elezioni, consapevole del fatto che per lui non fa alcuna differenza essere eletto nelle fila del centrodestra o del centrosinistra, l’importante è esserci e dettare ad ogni costo i propri personali diktat .
Bene ha fatto l’amico Arbore Mascia a tenere duro ed a sbattere la porta e se sarà necessario bene farà anche il Presidente Testa ad emularlo!
Certo è che questi atteggiamenti nuocciono gravemente all’amministrazione della cosa pubblica ed alla politica. Bisogna cominciare un’opera di riflessione più a monte, al momento della composizione delle liste elettorali. Non bisogna guardare esclusivamente al portafoglio voti che il candidato porterà in dote alla sua compagine elettorale, ma soprattutto al suo curriculum politico, per evitare di vincere ma immediatamente dopo il botto dello champagne cominciare ad offrire ai cittadini uno spettacolo inverecondo di cui, concedetemelo, di questi tempi, farebbero volentieri a meno.
Buona vita a tutti.