
Le ultime elezioni Regionali, dati alla mano, hanno sancito in maniera incontrovertibile un successo straordinario di consensi per il Partito della Lega Nord. Il Carroccio, non solo si è imposto prepotentemente nelle sue Regioni storiche (Lombardia e Veneto) ma ha contaminato in maniera determinante anche altre Regioni del nord tendenzialmente non di centrodestra come il Piemonte in cui la candidata Mercedes Bresso partiva favorita nei confronti dell’outsider Roberto Cota.
Ma il fenomeno più eclatante, sta nel fatto che anche nelle Regioni tradizionalmente più vicine alla sinistra come la Toscana, l’Umbria e le Marche, la Lega ha cominciato ad affermarsi con percentuali sino a qualche anno fa impensabili.
Quando Umberto Bossi fondò il partito che promuoveva la secessione da “
Roma ladrona”, nessuno avrebbe mai potuto precoizzare che nel centro Italia, in Regioni come il nostro Abruzzo, il suo partito profondamente connotato con la parte più settentrionale del Paese, cominciasse ad avere simpatizzanti ed addirittura fieri candidati.
Nei primi anni novanta, quelli della nascita e crescita della politica leghista, ero un giovane Finanziere in quel di Como, e ho assistito interessato a qualche comizio elettorale di questo movimento che nel comasco, così come nella bassa bergamasca e nel lecchese, riusciva a radunare folle oceaniche in città così come in provincia.
Osservavo stupito l’eterogenea platea di uditori, da quelli in grisaglia impiegatizia ad agricoltori muniti di forca e cappello da vichingo, che applaudivano con vigore le colorite sortite di Umberto Bossi, contro l’Italia in mano ai burocrati romani ed ai politici meridionali che succhiavano tutte le risorse prodotte in Lombardia da vigorosi lavoratori nordisti che “ce l’avevano duro!”.
Ne è passato di tempo da allora, ed anche la Lega è cambiata molto, e devo dire si è parecchio affinata sia nella classe dirigente, sia nel lessico politico.
Ora è per la terza volta al Governo, conta nelle sue fila Ministri molto capaci ed apprezzati e da pochi giorni anche Presidenti di Regione che, ne sono intimamente persuaso, sapranno distinguersi per operosità e capacità.
In tempi in cui si parla tanto di disaffezione dei giovani alla politica, di distacco fra cittadini e palazzo, dobbiamo sicuramente ammettere che la Lega Nord è stato l’unico movimento in grado, nel mare magnum delle ipocrisie politiche che hanno preceduto il voto e che continuano ad imperversare nel nostro Paese, ad invertire la tendenza. Invero è stato l’unico movimento capace di avvicinare, grazie anche ai suoi organizzatissimi movimenti giovanili sul territorio, le persone oltre che alle urne, anche alla militanza politica attiva.
Penso di aver capito la loro formula vincente, che è tanto chiara quanto ovvia. Da amministratore locale di una piccola comunità, non mi è stato difficile capire perché la loro gente è tanto innamorata dei leghisti e li difende a spada tratta. Non è sicuramente per amore della secessione o per odio contro Roma (frasi che ormai rappresentano solo la litania quotidiana che Di Pietro e Bersani continuano a recitare, invece di intonare il requiem ai loro rispettivi partiti), ma perché i leghisti sono gli unici a fare veramente difesa, promozione e contatto reale con i loro territori e con la loro gente.
Parola come parrocchia, oratorio, sezione, piazza, sono rimasti nel lessico dei partiti italiani solo come un vecchio spot, un vecchio slogan da rispolverare alla bisogna, ma nessuno dei leaders sia del PdL, sia del PD, non li rivede da un pezzo, se non in campagna elettorale.
Invece quelli del Carroccio no! Scappano appena possono dal Palazzo, per stare in mezzo alla gente, per sentire i loro bisogni, per approntare comizi che si fanno interpreti delle aspettative, delle richieste , ma anche delle paure e delle ansie delle persone che hanno sempre più timore dell’assalto di stranieri violenti e spregiudicati.
Chiudendo per un attimo i battenti della fiera dell’ipocrisia, sempre molto affollata e ben frequentata da persone di estrazione “progressista”, diciamoci con chiarezza, una volta per tutte che il popolo leghista è xenofobo. Ma diciamoci, una volta per tutte anche il perché! Xenofobia deriva dal greco e vuol dire paura del diverso, quindi non vuol dire razzista, ed in questa accezione, per i tempi che stiamo vivendo, penso che non lo è solo chi vive nel mondo delle fiabe, visto che di stranieri violenti e spregiudicati, che non hanno nulla da perdere, è piena tutta l’Italia e solo chi non vuol vedere non vede!
Il progressismo imperante, ha portato anche ad ammettere nel nostro Paese un farmaco che consente di poter abortire ingerendo due semplicissime pillole, facendo passare il messaggio che si tratti di un farmaco sicuro ed innocuo.
Non è un caso che l’ultimo conato in difesa della vita l’abbiano avuto i neo Presidenti delle Regioni Piemonte (Cota) e Veneto (Zaia) che, anche se non possono impedire la vendita della pillola killer RU486, sono stati gli unici a sollevare quantomeno un vespaio sul suo uso assistito, aprendo una riflessione etica sulla gravità dell’aborto e sul fatto che abortire non è proprio la stessa cosa che assumere un’aspirina. Per il resto è tutto puro populismo… sono d’accordo! Però dobbiamo ammettere che gli unici ad alzare il livello di discussione sui rischi e le problematiche sul farmaco abortivo sono stati due leghisti: quindi non l’UDC (gravissimo), né peggio ancora l’area cattolica del PdL nella quale anch’io mi riconosco.
Anche i Vescovi ormai, avendo perso ogni punto di riferimento, almeno su questo argomento hanno trovato sponda in un partito che – è evidente – cerca di colmare quell’area ormai scoperta dell’elettorato cattolico praticante che trova in altri partiti solo dichiarazioni di intenti ma, quando si tratta di difendere la vita, latitano!
Allora, da questo mio breve articolo, cari amici, giungo ad una logica quanto scontata conclusione: hanno ragione loro, attualmente sono gli unici che incarnano uno stile politico che piace e che coinvolge, gli unici che non si rinchiudono nel palazzo ma stanno fra la gente ed interpretano la “
pancia” del Popolo e, arrivati a questo punto, non solo quello Padano.
Spero che la mia area politica si desti dal torpore delle vittorie, quelle meritate e quelle meno, e cominci a prendere a modello il pragmatismo della Lega, in maniera tale da cominciare a dare risposte vere e concrete ai loro elettori. Staremo a vedere. Ad majora.
Buona vita a tutti.