
Inizia il 2011 e dopo aver fatto il botto con lo spumante, siamo ripiombati nei problemi che speravamano ci lasciassero insieme con l’anno che se ne appena andato. Purtroppo però non è così, anzi sembra che quello al quale andiamo incontro sia ancor più nero di quello andato.
Neanche il tempo di svuotare la calza della Befana e, come quando ci si risveglia da un sonno rigenerante, i cattivi pensieri tornano ad avvilupparci come una cappa di fumo densa e maleodorante.
L’aumento della benzina (2,5 cent per litro) per actum principis della Regione, altro piccolo balzello da sommare ai vari tagli e taglietti, tutti tesi a rimettere in piedi il servizio sanitario regionale, che da sempre malconcio, ora presenta il suo conto tutto in una volta.
Ma siccome andare a lavorare in macchina, soprattutto per noi residenti in Val Pescara è e deve considerarsi un lusso, ecco allora che ritorna prepotentemente alla ribalta il pedaggio sull’asse attrezzato, altra vergogna che viene osteggiata e combattuta da tutti i nostri rappresentati politici (insieme ai cittadini) ma di cui si percepisce la netta sensazione di ineluttabilità.
Gli aquilani non stanno messi molto meglio, atteso che per strappare un’ulteriore proroga per il pagamento delle imposte e tasse, hanno dovuto quasi improvvisare un golpe al palazzo sede del Consiglio Regionale del capoluogo di Regione, altrimenti sarebbe caduta sulle loro teste una ulteriore bastonata dagli effetti incalcolabili.
Se poi, andando più nel concreto, la disoccupazione – in particolar modo quella giovanile – è in crescita verticale, che le tariffe sui servizi – in primis quello dei trasporti – hanno subito aumenti quasi a due cifre e che nel contempo qualitativamente tendono ad offrire standard non propriamente d’eccellenza, non vi è all’orizzonte un’opera infrastrutturale seria che sia stata riservata all’Abruzzo, allora possiamo avere un quadro – a tinte fosche – di come siamo ridotti.
Ma allora, cari amici, mi direte, sei il solito pessimista catastrofista che come tanti se la prende con gli esponenti della politica regionale e provinciale che scaldano solo la sedia, che pensano solo agli affari loro mentre la nostra “Regione Giardino” si sa trasformando in una latrina.
No Amici, se state interpretando così il mio pensiero, mio malgrado vi devo dire che vi state sbagliando.
Questa volta mi sento di dire che la politica degli Enti locali e della Regione Abruzzo, anche se migliorabile e perfettibile non c’entra. La quasi totalità della responsabilità , a mio avviso sono in chi dovrebbe difendere i nostri interessi nei piani alti della politica romana.
Se escludiamo l’unico uomo che per storia, tradizione e capacità è in grado di tutelare veramente l’Abruzzo a Roma, che non è altri che il mio mito personale, il dott. Gianni Letta, gli altri Onorevoli e Senatori sono come le temperature delle previsioni del tempo: non pervenuti.
Premesso che da buon Doroteo sono consapevole che uomini dello spessore del tanto vituperato Remo Gaspari da Gissi non ne fanno più, sono altrettanto consapevole che i rappresentanti che abbiamo oggi sono ben al di sotto di molti colleghi, soprattutto dei leghisti nelle regioni del Nord, che difendono i loro territori col coltello fra i denti, minacciando di mettere in crisi il Governo se dovessero passare atti normativi invisi ai loro territori. Un esempio per tutti, se ben ricordate, la famosa storia della moratoria ottenuta dai leghisti per il pagamento delle quote latte. Ora prescindiamo dalla legittimità o meno di questo provvedimento che in se non rappresenta il massimo dell’etica politica, ma è un fulgido esempio della difesa delle istanze del territorio e di chi vi lavora con sacrificio ed orgoglio. Sono sicuro che se lo stesso problema si fosse verificato in Abruzzo, non solo avremmo dovuto pagare subito, ma anticipando anche gli interessi.
Purtroppo sia questa legge elettorale, sia il particolare momento storico, tranne rarissime eccezioni, non sono il terreno di cultura più favorevoli per far venire fuori degli statisti abruzzesi di alto profilo, in grado di coniugare conoscenza profonda del territorio con vere capacità politiche, capaci di strappare a Roma una vero programma di infrastrutture o un piano di rientro veramente sostenibile per la sanità.
Nonostante tutto non me la prendo con i nostri parlamentari, atteso che molti di loro non hanno la benché minima conoscenza del territorio e con un sistema elettorale normale, non avrebbero i numeri neanche per essere eletti come consigliere comunali neanche nelle municipalità dove risiedono… quindi che cosa gli vogliamo far difendere! La colpa non è loro ma di questo sistema lontano dalle istanze e necessità della terra che dovrebbero rappresentare.
E allora, rispolverando l’adagio popolare che era meglio quando si stava peggio, giungiamo le mani e preghiamo che nel prossimo futuro, la terra d’Abruzzo partorisca un nuovo Zio Remo, per finire di recitare la parte delle comparse occasionali del palazzo e riprenderci il ruolo che ci spetta: quello di Attori nello scenario politico del medio adriatico e porta d’oriente della Capitale… ops scusate, non me n’ero accorto, stavo pensando alta voce!!!
Buona Vita
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