domenica 14 marzo 2010

Sciopero del 12 marzo: forse è ora che la CGIL volti pagina.



Cari amici del Pensatoio, oggi vi consegno una riflessione che forse sarà mal digerita da qualcuno ma è un aspetto del lavoro che, di questi tempi, merita una riflessione.
Tutti, chi più, chi meno, conosciamo l’importanza del Sindacato nell’attività di tutela del lavoratore e di interfaccia fondamentale fra questo ed il datore di lavoro.
Sin qui tutto giusto e meritorio. Ognuno svolge il suo ruolo nel consorzio civile.
Certo è che stiamo vivendo un periodo molto particolare. Sono ormai mesi che leggiamo di migliaia di posti di lavoro persi, di aziende fallite, di fabbriche nazionali che chiudono e delocalizzano nell’est Europa od in nord Africa. Lì il Sindacato è ingessato, impotente (non voglio dire connivente!), dialoga ma unilateralmente, urla ma l’eco è impercettibile. Frattanto, dopo lunghi periodi di Cassa Integrazione Guadagni si chiude e chi s’è visto s’è visto.
Rimostrare contro la modifica dell’art. 18 che vorrebbe passare la competenza su determinate vertenze di lavoro all’arbitrato (anche se lì si giuoca sulla disinformazione, in quanto il sistema dell’arbitrato non vuol dire assolutamente mancanza di regole e norme giuridiche ma semplicemente emanare un lodo arbitrale in luogo di una sentenza, egualmente rispettoso della legge, magari in tempi certi con minor dispendio di risorse da parte di entrambi i contendenti, cioè datore di lavoro da una parte e sindacato-lavoratore dall’altra), è perfettamente comprensibile, ma organizzare uno sciopero generale, contro il “Governo cieco dittatore”, bloccando mezza pubblica amministrazione con lo slogan “meno tasse, più reddito”, di questi tempi, beh, perdonatemi, ma penso che questa sia solo vecchia politica.
Facendo io parte di quell’esercito di persone che domattina non ha il pensiero di essere chiamato dal capo ufficio ed essere messo in mobilità od addirittura licenziato (per non parlare di quelli che lavorano per mesi senza stipendio e poi percorrono la stessa china), ritengo che in questi tempi di magra, il dipendente pubblico debba avere maggiore rispetto ed indulgenza nei confronti dello Stato che, ad ogni livello, gli da uno stipendio sicuro ogni mese. Per non parlare poi delle prebende varie quali straordinari (molti o pochi a seconda del livello ricoperto e dall’amministrazione di appartenenza), premi, incentivi, etc. etc., cosa che non accade più nella maggior parte del settore privato a motivo della negativa congiuntura economica.
Qui mi voglio soffermare sul fatto che in Italia le cose vanno male, ma comunque né meglio né peggio che nel resto del Mondo, non per colpa del Governo Berlusconi (soprattutto a ridosso delle tornate elettorali visto come causa di ogni male), ma a causa di una crisi mondiale che viene da molto lontano, in cui i governi statali del globo hanno avuto la colpa di essere stati miopi e troppo ottimisti, questo sì!
Allora il mio disappunto nasce dal fatto che la CGIL, invece di concentrare tutte le sue professionalità, idee, competenze giuridico-economiche ed il suo indiscusso consenso fra i lavoratori, sull’obiettivo di avanzare proposte costruttive (sostenibili possibilmente) al fine di trovare ogni formula utile per rendere sostenibile il reddito dei lavoratori dipendenti del comparto privato (che lo stanno perdendo!), organizzano un maxi sciopero per urlare un po’ contro il governo, mentre gli scioperanti urlanti, proprio in quel momento, il lavoro lo stanno perdendo, con o senza arbitrato!
Non mi pare di dire cose antisindacali visto che la CISL, la UIL, l’UGL, e le altre sigle minori non hanno aderito, e magari, con declinazioni diverse la pensano in maniera simile alla mia.
Allora la domanda è: atteso che il ruolo di costoro si sta riducendo soltanto a lottare contro il Governo (guarda caso alzando al massimo i toni alla vigilia di una tornata elettorale importantissima) non è forse meglio, al posto di organizzare scioperi con grandi bandiere sventolanti al sol fine di far propaganda politica, non aprire una grande riflessione sul fatto che per tutelare i diritti del lavoratore, bisogna, nel rispetto di chi è più esposto, cercare di fare l’impossibile per mantenere livelli occupazionali?
Non è meglio, invece che scioperare (attenzione lo sciopero generale produce, fra le altre cose, un grave danno al P.I.L.), anche se limitatamente a questo periodo nero, sospendere l’esercizio di qualche diritto, magari anche rinunciando a qualche rinnovo contrattuale, ma continuare a lavorare, invece che andare in piazza e correre il rischio di perderli tutti i diritti, insieme con il lavoro?

Buona vita a tutti.

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